27.7.06

Tabula rasa

Mattino terso di sole, la sabbia è ancora umida della notte, il mare tranquillo carezza la riva.
Arriva una famiglia, odori di creme solari al cocco e vaniglia, si apparecchiano sdraia e lettino, sistemati gli occhiali da sole spunta il quotidiano.
Il figlio, deciso, si dirige sul bagnasciuga, prepara paletta e secchiello, si da inizio all'opera.
Torri circolari, bastione centrale, mura possenti, poi, un largo fossato, un porto, ancora mura e strade, pennoni sulle torri più alte. Infaticabile, inarrestabile, l'opera s'avanza; guglie traforate di fine fattura sul mastio, scale e feritoie, verdi bandiere sciolte al vento.
E' mezzogiorno, il castello si mostra possente ai viandanti accaldati che ne restano ammirati.
Mirabile opera che sposa solidità, sicurezza e bellezza.
Io, testimone ammirato, fantastico sulla fortuna di quegli abitanti che, al riparo di mura e torri merlate, prosperano e progettano sicuri futuri.
Chi mai potrebbe valicare tali difese ? Cosa mai potrebbe arrecare offesa a tale fortezza ?
A largo, veloce, passa una barca.
Dal solco di schiuma parte pigra e lunga un'onda che, avanzando, si muta, si solleva, s'inarca e assalta la riva.
In una nuvola scomposta di fango, nello spazio di un attimo, sogni e certezze si sciolgono.
Ecco, ora, l'onda si ritira. La riva torna quella di ieri: una tabula rasa.

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