6.8.10

Apri la finestra



Fuori c'è il buio, fuori è freddo, fuori c'è il lupo.
Dentro c'è la luce, dentro è caldo, dentro è sicuro.
Sono nella mia stanza, qui sono al sicuro, qui sono in alto, da qui guardo il mondo senza che lui veda me.
Gli sconosciuti sono lupi, non sai chi sono, da dove vengono, dove vanno, cos'hanno nel cuore.
Uscirò un giorno. Quando avrò capito il bene ed il male, quando avrò conosciuto la gente, quando ne leggero il cuore.
E la polvere, che il tempo sfoglia, scende. Il vento non entra ed essa si posa. Lieve, senza rumore, come la neve.
La candela si consuma gocciolando e le ombre s'avanzano in questa stanza, che ancora non conosco.
La polvere attutisce i rumori da fuori, ammorbidisce gli spigoli delle forme che, ormai, sono solo nella mia mente; come la neve.
Fuori c'è la vita, nè buona nè cattiva, con le sue contraddizioni. Dentro, scende la morte, con le sue illusioni.
Venga il vento del temporale, s'infrangano le imposte, cada la pioggia sui frammenti di vetro, sia spazzata l'aria immota.
Cessata la tempesta, allora scenderà la calma, il sole uscirà dalle nuvole illuminando la stanza.
Gli occhi vedranno la vita, le narici la annuseranno, le mani la toccheranno, la bocca l'assaggerà.
Finalmente l'illusione del sapere sarà dissolta.
Libero, in questo mondo fluttuante.

13.4.10

Panta rei



E' una questione di dieta, non la mia, cui ormai sono assuefatto, ma in genere, a livello planetario, anzi cosmico.
I media non passa tempo che ne parlano: siamo troppo grassi, il grasso fa male, i bambini sono obesi, gli africani sono troppo magri, i cagnolini delle signore chic sono troppo grassi, e così via discorrendo.
D'altra parte è giusto che si dia al cibo l'importanza che merita, senza cibo si finisce come l'asino cui il padrone aveva insegnato a non mangiare, sotto tre metri di terra.
La ricerca del cibo e la riproduzione sono gli istinti essenziali che guidano ogni sano animale, poi, noi, che uomini siamo, dal nutrimento abbiamo tirato fuori anche il piacere dei sapori.
La dietà è un'indicatore di status sociale, un secolo fa i benestanti erano anche bene in carne, l'icona del successo e della bellezza era tonda, oggi la pinguetudine è diventata bandiera della classi meno facoltose che non possono permettersi di pagare un personal trainer od acquistare costosi cibi dietetici.
In fondo alla scala permangono comunque gli scheletri ambulanti di troppi bambini del terzo mondo.
Tutto, quindi, si riconduce alla dieta, ovvero al mangiare, ovvero ai liquidi.
Sì, perchè i nutrienti sono tutti veicolati in forma liquida.
Il fuoco muovendo i liquidi tutto alimenta.
Il sangue nutre gli animali, la linfa nutre i vegetali, i metalli nutrono la terra, i flussi stellari nutrono l'universo, il denaro liquido nutre il virtuale, le passioni nutrono l'anima.
Tutto ciò che vive è nutrito attraverso l'azione equilibrata del calore sui liquidi.
Tutto così scorre.
Il vivente trattiene il nutrimento dai liquidi, ogni piano ha i suoi propri liquidi nutrienti, ogni corpo ha i suoi appetiti, ogni palato i suoi gusti.
La Natura, come al solito, ha ben fatto; non ho mai visto un animale selvaggio obeso, nè un vegetale selvaggio malsanamente gonfio; semmai, mi è capitato di vedere la magrezza legata alla scarsità di risorse. Anche perchè, in natura, un animale, quando ha abbondanza di cibo, mangia a sazietà in previsione di inevitabili periodi magri.
Il meccanismo pare semplice, il tubo digerente segnala al cervello che è in riserva, il cervello attiva ogni parte del corpo alla ricerca di cibo, gli organi dell'olfatto e del gusto aiutano a classificare e scegliere il cibo e, quando il serbatoio è pieno, cessa l'allerta alimentazione e l'animale si gode il riposo.
Non è così per noi, affinando le tecnologie abbiamo garantito cibo in abbondanza e sempre presente (a parte il portafoglio). Il commercio alimentare ha studiato i meccanismi del gusto sviluppando miscele di nutrienti irresistibili all'animale dentro di noi, la pubblicità ha collaborato con splendide trappole per il cervello.
Ma l'uomo è bestia complessa, mediatore tra piani (almeno tre: oltre a quello fisico, quello spirituale e, di recente, quello virtuale degli enti di cui è creatore).
Se sul piano fisico la medicina, per i benestanti, pare abbia ristabilito l'equilibrio perduto col fitness (anche perchè ormai tutti vogliamo vivere almeno 120 anni saltando staccionate), gli altri due piani mi pare si siano mossi secondo opposte direttrici.
Il piano spirituale pare soffra di penuria di cibo,o, piuttosto, pare si siano guastati i meccanismi di segnalazione del serbatoio vuoto e quello di selezione del cibo. Se guardo i corpi spirituali, mi pare di vedere tante esili figure, stremate, al limite della sopravvivenza, che vagano ottenebrate, sorde ai brontolii dello stomaco o incapaci di nutrirsi adeguatamente, Forse il problema è legato al sovvertimento dell'ordine creatosi con la produzione di cibi finti, privi di nutrienti, a dispetto delle allettanti forme che li rivestono. Passioni false o comunque inconsistenti, incapaci di nutrire l'anima.
Sul piano virtuale, invece, c'è il fenomeno opposto, lardose figure si ingozzano all'inverosimile, superando ogni ragionevole limite. Qui, pare si sia guastato il meccanismo che segnala il pieno. Enti già gonfi di denaro, al di sopra di ogni ragionevole possibilità di consumo, si trascinano voraci, ingurgitando tutto quello che capita loro a tiro.
Il problema è che, essendo il piano virtuale creato dall'uomo, come il nostro Creatore provvede a garantirci le fonti di nutrimento, così tocca all'uomo garantire il nutrimento. Ecco allora che le entità di questo piano stimolano pressantemente il loro creatore affinchè le nutra. Il creatore, che ne ha perduto ogni dominio, si trasforma allora in servo; il padrone, che è privo della mediazione del piano spirituale e non conosce ciò che è bene, spreme sempre più il povero servo, avendo d'ingegno il nascondergli la coscienza della sua infelice condizione.
Forse, sono proprio i padroni virtuali coloro che confezionano e smerciano i falsi cibi dell'anima.
Tant'è che, nell'imperturbabile forza di trascinamento del macrocosmo, insensibile agli incidenti del microcosmo, tutto scorre, ed io, seduto sulla riva, guardo e aspetto.

10.3.10

Chi è ?



Sorride. Cambio.
Piange. Cambio.
Ha paura. Cambio.
Odia. Cambio.
Ama. Cambio.
Infinite maschere, si sfogliano come i petali di un fiore.
Le vedi, sai che sono solo maschere.
Si può conoscere la realtà ? Si può conoscere l'attore dietro la maschera ?
La realta si cela dietro la maschera, o, piuttosto, la maschera è la realtà ?
Se niente è fisso, se il fisso è nulla, perchè cercare ciò che non muta ?
Questo mondo è serrato nell'angoscia del tempo, inarrestabile, mutevole.
Ciò che ero già non lo sono più.
Essere è una grande illusione.
Ma chi sei ? Chi ti conosce ? Io stesso chi sono ?
Certezze d'argilla.
Castelli di sabbia sulla riva del mare.
Non è qui che devi cercare.

20.2.10

Riflessioni

Guardavo lo specchio e lui mi guardava.
Guardavo quel mondo e lui mi guardava.
Dietro lo specchio non c'è niente.
Quel mondo non esiste senza di me, senza il mio mondo.
Eppure è perfetto, lo vedo.
Non è un'immagine, si sposta, è vivente.
Se io mi fermo, lui si ferma.
Senza la mia energia lui non c'è.
Io credo solo a ciò che vedo, sono come S.Tommaso.
Esiste ciò che vedo, ma vedo ciò che è o lo specchio ?
E se fossi uno specchio ?
Chiudo gli occhi ed il mondo cessa.

18.2.10

S'i fosse secchio


Cecco voleva esser foco p’arder lo mondo, io, invece, vorrei esser secchio.

S’i fosse secchio, conterrei l’mondo.

S’i fosse vela, lo parerei.

S’i fosse spugna, lo assorbirei.

Sì, vorrei essere secchio e grande ed immenso e senza buchi, per contenere tutto e nulla perdere.

Ogni attimo che passa, mi accorgo con orrore di perdere un pezzetto, un emorragia continua, inarrestabile, inevitabile.

E io m’affanno, fotografo, scrivo, m’appunto, assimilo, contengo e ritengo.

Ma passa l’attimo e qualcosa perdo.

Io so che l’ho perso, oddio, che mi sarò perso ?

I figli crescono, cambiano, momenti delicati, espressioni ch’io non riesco a trattenere.

I nonni, i genitori, amici ed affetti, all’improvviso se ne vanno, ed io m’accorgo che da mille invisibili e perfidi buchi perdo momenti preziosi.

Come un castoro erigo dighe, tane, nascondigli.

Ma come trattenere il vento e l’acqua ?

Mi sento come la strozzatura della clessidra, la sabbia scorre e non si trattiene.

Io son dannato a navigare sempre, sempre tra l’acqua, senza mai averla.

S’i fosse l’omo, com’i sono e fui,

gusterei i momenti felici et irripetibili:

la tristezza e le brutture, le scorderei tutte.

4.2.10

Su e giù


Corro verso il cielo che, dietro ai rami, si avvicina sempre più.
Sento il vento fresco sul viso, finchè, cessa.
Sono sospeso, disteso tra terra e cielo, parallelo ad essi, vedo l'azzurro intenso.
Riparto.
Il cielo s'allontana, il prato s'avvicina, lo sfioro, continuo, allontanandomene.
Ecco, adesso sono nuovamente sospeso, parallelo tra cielo e terra, ma non vedo più il cielo, vedo la terra pronta a richiamarmi a sé.
L'altalena, su, giù, su e giù.
Attimi di illusione d'esser librato in volo, la paura di precipitare, in un continuo senza fiato, finchè, non scenderò, attaccato alla terra.
Ieri ero giù, adesso risalgo nuovamente, ma so che tornerò ancora giù.
A che serve angustiarmi pensando che sempre, comunque, dovrò tornare giù ?
Meglio gustare gli inebrianti momenti di salita e sognare di volare, senza corde, nel cielo blu.

30.1.10

Gira e rigira

Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano, guidò la reazione di Roma verso i Cartaginesi, vendicando, a Zama, le precedenti sconfitte.
Grazie alla sua abilità di generale riuscì a garantire a Roma il controllo del mediterraneo, ponendo le basi del futuro impero.
L'Africano era membro di una antica famiglia molto influente a Roma; mentre lui era impegnato a guidare gli eserciti, il fratello Lucio curava gli affari di famiglia, forse non sempre con eticità.
L'Africano, tornò trionfante e fu l'apoteosi: il popolo lo amava, i soldati lo veneravano, i politici lo invidiavano e temevano.
Catone il Censore, di origine plebea, aveva acquistato la fama grazie alla sua inflessibilità.
Mentre l'Africano era in guerra, Catone stava a Roma, mentre l'Africano trionfava, Catone indagava.
Partirono le accuse, scoppiò lo scandalo, Catone portava il vessillo della verità, i politici soffiavano sopra.
L'Africano era il bersaglio da abbattere, costasse quel che costasse, ché la giustizia ed il vero non hanno riguardi.
Con curiosa coincidenza, il giorno stesso dei festeggiamenti dell'anniversario di Zama, l'Africano, indagato, fu chiamato a deporre in tribunale.
Il generale che aveva sconfitto in campo aperto i nemici di Roma, cedette ai veleni dei palazzi.
Si rifugiò in campagna, dove, amareggiato, morì dopo un anno.
Dispose che sulla sua tomba vi fosse scritto: "Patria ingrata non avrai le mie ossa".
Il tempo gli ha reso postuma giustizia.
Pare una cronaca di oggi, invece è una storia vecchia di duemila anni.
Se incredibili appaiono le analogie, ancor più incredibile è che dopo duemila anni siamo sempre gli stessi.

19.1.10

Elavenrac

I ghiacciai si sciolgono,
i tornado impazzano,
l'ozono è bucato,
d'estate fa freddo,
d'inverno fa caldo,
non ci sono più le mezze stagioni.
Le mucche impazziscono ruminando bistecche,
i maiali sono influenzati e così pure gli uccelli,
gli eroi sono corrotti,
agli uomini piacciono i maschi, alle donne, invece, le femmine,
non c'è più religione.
Ieri è entrato carnevale, la festa in cui tutto è sovvertito,
un periodo in cui si celebrava il caos per rinnovare l'ordine.
Pensavo che eravamo entrati nell'era dell'acquario, invece, non m'ero accorto che è ancora Carnevale.