27.7.06

Tabula rasa

Mattino terso di sole, la sabbia è ancora umida della notte, il mare tranquillo carezza la riva.
Arriva una famiglia, odori di creme solari al cocco e vaniglia, si apparecchiano sdraia e lettino, sistemati gli occhiali da sole spunta il quotidiano.
Il figlio, deciso, si dirige sul bagnasciuga, prepara paletta e secchiello, si da inizio all'opera.
Torri circolari, bastione centrale, mura possenti, poi, un largo fossato, un porto, ancora mura e strade, pennoni sulle torri più alte. Infaticabile, inarrestabile, l'opera s'avanza; guglie traforate di fine fattura sul mastio, scale e feritoie, verdi bandiere sciolte al vento.
E' mezzogiorno, il castello si mostra possente ai viandanti accaldati che ne restano ammirati.
Mirabile opera che sposa solidità, sicurezza e bellezza.
Io, testimone ammirato, fantastico sulla fortuna di quegli abitanti che, al riparo di mura e torri merlate, prosperano e progettano sicuri futuri.
Chi mai potrebbe valicare tali difese ? Cosa mai potrebbe arrecare offesa a tale fortezza ?
A largo, veloce, passa una barca.
Dal solco di schiuma parte pigra e lunga un'onda che, avanzando, si muta, si solleva, s'inarca e assalta la riva.
In una nuvola scomposta di fango, nello spazio di un attimo, sogni e certezze si sciolgono.
Ecco, ora, l'onda si ritira. La riva torna quella di ieri: una tabula rasa.

20.7.06

Grazie Alitalia

Non amo arrivare tardi agli appuntamenti, specie se si tratta di voli aerei da prendere. Ma, mio malgrado, arrivo giusto giusto in aeroporto; al check in solita fila, sbircio il banco riservato freccia alata, libero ! Mi precipito, affannato porgo passaporto biglietto e carta freccia alata, ed attendo. La signorina, gentilissima, mi chiede: ma non le sembra un po' presto ? Guardo l'orologio, no, non è presto, mancano quaranta minuti alla partenza. La signorina replica: guardi che lei ha il biglietto per il volo della sera che parte tra otto ore. Panico, sudore freddo. Ho dimenticato di cambiare il biglietto ! Mi giro, la biglietteria è stranamente vuota, schizzo. Londra Milano c'è posto, ma per il volo successivo sono in lista d'attesa. Lo prendo e prego.
Per emettere il biglietto perdo quasi mezz'ora per via della procedura, ma l'impiegato, per fortuna, per risparmiare tempo, contemporaneamente mi accetta. Corro: scale mobili, controllo bagagli, controllo documenti, negozi duty free, schermi informativi, ancora corridoi, scale mobili, ricontrollo dei documenti, consegna della carta di imbarco, scale, corridoi, soffietto e, finalmente mi siedo madido di sudore al mio posto. Ma l'aereo non parte. Nervoso guardo l'orologio ogni secondo. Il capitano annuncia ritardo causa congestione Malpensa. Calcolo mentalmente: in lista d'attesa bisogna arrivare prima, questa coincidenza se in orario mi lascia appena venti minuti, concludo: non ce la farò mai. Partiamo quaranta minuti in ritardo. Da sopra le nuvole penso a Malpensa, analizzo le forme di trasporto alternative, concludo che passerò otto ore a Malpensa anzichè a Londra.
Eolo, anche se non richiesto, ascolta la mia angoscia e spinge favorevolmente l'aereo che guadagna il ritardo. Atterriamo ed io torno a sperare. Frenesia dell'uscita, anche se contrario ai miei principi spingo, sgomito, sorpasso, non c'è soffietto. Maledico Malpensa, perdo il primo autobus, salgo sul secondo, mi raggiungono gli spintonati, sgomitati e sorpassati. Evito gli sguardi e mi metto in prima fila sulla porta. Corro: porte automatiche, corridoi, scale mobili, controllo bagagli, controllo documenti, corridoi, negozi duty free, saletta alitalia. Trafelato spiego all'impiegata che sono in lista d'attesa sul volo che sta partendo, lei controlla: stanno già imbarcando sull'autobus, corra al gate che io telefono. Ricorro: scale monili, corridoi, sale d'attesa, arrivo al gate. Il trolley ha le ruote fumanti. Non parlo più, esibisco biglietto, passaporto e mitica freccia alata.
La signorina si alza, esce, va nell'autobus, recupera un passeggero, è un assistente di volo che tornava a casa, lo riporta al gate, mi consegna la carta d'imbarco.
Evito di incrociare lo sguardo con chi mi ha ceduto il posto e penso: mors tua vita mea.
Sono in aereo sopra gli appennini, torno a casa !
Grazie Alitalia e grazie Freccia Alata.

18.7.06

Come le onde del mare

Buio profondo di caverne mai violate, di spazi mai raggiunti, di una notte senza luci.
Buio pieno di terreno seminato, di cose da formare, del grembo di una madre.
Sfumature blu cobalto plasmano il nero informale. Gobbe, rotondità, fianchi procaci.
Nuove sfumature dal blu all'azzurro separano il cielo dalla terra nera.
Una sottile lingua rossastra sgorga lenta ed improvvisa. Tutto tace, ma è un silenzio gravido di chi attende un grande evento.
Un soffio di vento muove l'erba, le allodole cantano, i primi raggi di sole rivelano il verde di prati e boschi.
Sorge il sole bianco che asciuga il rosso del parto della notte.
Sono seduto su una cima degli Appennini, non è la prima volta che vedo sorgere il sole, ma ogni volta rimango affascinato da questa nascita quotidiana. E' il momento che preferisco, lo sento carico di energie e penso che il modo migliore sia di assaporarlo dalla cima di un monte, seduto sulla terra ancora tiepida del calore del giorno precedente, annusando l'aria fresca della notte.
Amo la luce morbida ed azzurra dell'alba che, pudica, rispetta le forme delle cose permettendo di coglierne l'interezza.
Penso che ogni notte io muoio, che tutto il mondo muore ogni notte, ed ogni mattina il sole e la terra tutto ricreano.
Pochi attimi fuggenti, mai uguali a se stessi come le onde del mare, ed io, testardo, ogni volta, cerco di coglierne l'essenza per fissarla immutabile.

12.7.06

Scelte

Afoso pomeriggio d'estate.
Frssk, frusc, meow, cirp, cirp.
La gatta esce dal cespuglio con un passerotto in bocca.
Corro, la spavento, lei lascia la preda ed io la prendo in mano.
Sembra morto, poi, apre gli occhi. Resta immobile nel palmo della mano.
La gatta mi gira nervosa sotto le gambe.
Prendo una gabbia, di quelle dipinte di verde per le tortore, ci
metto l'acqua, qualche briciola di pane, un vecchio morbido calzino e
ci adagio il passerotto.
Lui resta immobile. Appendo la gabbia sotto la fresca ombra dell'alloro.
La gatta, sorniona, osserva da lontano la preda sfuggitale che riposa
nel suo inarrivabile castello.
Il passero si riprende, la gabbia lo protegge e lo opprime, le sbarre
sono larghe e lui è piccolino.
Infila la testa, spinge e si sforza, scivola fuori, ma non ha ancora
imparato a volare e cade per terra.
La gatta fulminea gli è addosso, io sono altrove.
E' sera, ritorno nella veranda, controllo il passero e non lo trovo.
La gatta riposa soddisfatta sulla poltrona di vimini, per terra, un
ciuffo di piume grigie.

7.7.06

Passaggi e paesaggi

Giallo, verde, grigio, azzurro.
Strisce disordinate di una bandiera al vento.
Buio improvviso, lampi di luce che lasciano tracce come meteore.
E poi nuovamente luce.
Sono in treno, pigramente guardo dal finestrino.
Io sono immobile e tutto invece corre in fretta.
E' come il tempo, penso.
Io mi sento immobile ed immutato, eppure tutto scorre comunque.
Se non ci fosse ogni tanto una stazione, non mi ricorderei neppure più dove mi trovo.
Ma la strada che ho percorso la conoscerò solo quando arriverò.

5.7.06

In cammino, una nuvola nera.

Sono in cammino da molto, mi sento bene, ancora fresco in forze.
Mi trovo in una radura tra cedui di querce, l'erba alta ingiallisce per il sole.
Una nuvola mi oscura il sole. Non si è formata improvvisamente, la riconosco, l'ho già vista altre volte. Da bambino era piccola e veloce, è passata e non me ne sono nenanche accorto. Più tardi si è affacciata d'agosto, era più grande ed è stata ferma a lungo. Adesso sembra ancora più grande, ma è sempre la stessa.
Non è la nuvola che cresce, ma sono io che mi avvicino ad essa ed ogni volta la percepisco più grande.
Capisco che una delle prossime volte potrei essere dentro la nuvola.
Sono confuso, ho paura, non mi sono preparato (se mai avrei potuto).
Sò che nè la nube nè io ci possiamo fermare e che posso solo aspettare che sia passata.