18.7.06

Come le onde del mare

Buio profondo di caverne mai violate, di spazi mai raggiunti, di una notte senza luci.
Buio pieno di terreno seminato, di cose da formare, del grembo di una madre.
Sfumature blu cobalto plasmano il nero informale. Gobbe, rotondità, fianchi procaci.
Nuove sfumature dal blu all'azzurro separano il cielo dalla terra nera.
Una sottile lingua rossastra sgorga lenta ed improvvisa. Tutto tace, ma è un silenzio gravido di chi attende un grande evento.
Un soffio di vento muove l'erba, le allodole cantano, i primi raggi di sole rivelano il verde di prati e boschi.
Sorge il sole bianco che asciuga il rosso del parto della notte.
Sono seduto su una cima degli Appennini, non è la prima volta che vedo sorgere il sole, ma ogni volta rimango affascinato da questa nascita quotidiana. E' il momento che preferisco, lo sento carico di energie e penso che il modo migliore sia di assaporarlo dalla cima di un monte, seduto sulla terra ancora tiepida del calore del giorno precedente, annusando l'aria fresca della notte.
Amo la luce morbida ed azzurra dell'alba che, pudica, rispetta le forme delle cose permettendo di coglierne l'interezza.
Penso che ogni notte io muoio, che tutto il mondo muore ogni notte, ed ogni mattina il sole e la terra tutto ricreano.
Pochi attimi fuggenti, mai uguali a se stessi come le onde del mare, ed io, testardo, ogni volta, cerco di coglierne l'essenza per fissarla immutabile.

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