12.7.06

Scelte

Afoso pomeriggio d'estate.
Frssk, frusc, meow, cirp, cirp.
La gatta esce dal cespuglio con un passerotto in bocca.
Corro, la spavento, lei lascia la preda ed io la prendo in mano.
Sembra morto, poi, apre gli occhi. Resta immobile nel palmo della mano.
La gatta mi gira nervosa sotto le gambe.
Prendo una gabbia, di quelle dipinte di verde per le tortore, ci
metto l'acqua, qualche briciola di pane, un vecchio morbido calzino e
ci adagio il passerotto.
Lui resta immobile. Appendo la gabbia sotto la fresca ombra dell'alloro.
La gatta, sorniona, osserva da lontano la preda sfuggitale che riposa
nel suo inarrivabile castello.
Il passero si riprende, la gabbia lo protegge e lo opprime, le sbarre
sono larghe e lui è piccolino.
Infila la testa, spinge e si sforza, scivola fuori, ma non ha ancora
imparato a volare e cade per terra.
La gatta fulminea gli è addosso, io sono altrove.
E' sera, ritorno nella veranda, controllo il passero e non lo trovo.
La gatta riposa soddisfatta sulla poltrona di vimini, per terra, un
ciuffo di piume grigie.

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