Cecco voleva esser foco p’arder lo mondo, io, invece, vorrei esser secchio.
S’i fosse secchio, conterrei l’mondo.
S’i fosse vela, lo parerei.
S’i fosse spugna, lo assorbirei.
Sì, vorrei essere secchio e grande ed immenso e senza buchi, per contenere tutto e nulla perdere.
Ogni attimo che passa, mi accorgo con orrore di perdere un pezzetto, un emorragia continua, inarrestabile, inevitabile.
E io m’affanno, fotografo, scrivo, m’appunto, assimilo, contengo e ritengo.
Ma passa l’attimo e qualcosa perdo.
Io so che l’ho perso, oddio, che mi sarò perso ?
I figli crescono, cambiano, momenti delicati, espressioni ch’io non riesco a trattenere.
I nonni, i genitori, amici ed affetti, all’improvviso se ne vanno, ed io m’accorgo che da mille invisibili e perfidi buchi perdo momenti preziosi.
Come un castoro erigo dighe, tane, nascondigli.
Ma come trattenere il vento e l’acqua ?
Mi sento come la strozzatura della clessidra, la sabbia scorre e non si trattiene.
Io son dannato a navigare sempre, sempre tra l’acqua, senza mai averla.
S’i fosse l’omo, com’i sono e fui,
gusterei i momenti felici et irripetibili:
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