25.12.09

Cerco l'uomo

Una mia amica mi ha regalato un libro di Vito Mancuso: "La vita autentica".
L'autore, indagando su cosa faccia di un uomo un "vero uomo", sviluppa tre tesi:
1. L'uomo autentico è l'uomo libero.
2. L'uomo autentico è l'uomo libero anzitutto da se stesso.
3. L'uomo autentico è l'uomo che vive per la giustizia, il bene, la verità.
Non ho ancora completato la lettura del libro, ma l'oggetto dell'indagine mi interessa particolarmente perchè, nel mio peregrinare, ultimamente, diversi segnali, mi portavano a cercare l'uomo.
Mi sono dunque soffermato sulla prima tesi: uomo autentico è colui che è libero.
Ma libero da chi o da cosa ?
Ho pensato che un cane cinese, quando incontra un cane italiano o tedesco o abitante in qualsiasi altra parte del mondo, ci dialoga, si capiscono.
Non è più così per noi uomini, la torre di Babele insegna.
I linguaggi, convenzioni, creazioni umane, hanno spostato la comunicazione dal livello naturale, di tutti, a quello virtuale, di un gruppo.
Le ontologie, lo stato, hanno spostato il potere, identificato con un uomo, ad un livello virtuale, impersonale.
Il denaro, ha sostituito il baratto, ha spostato la realtà delle cose alle monete e da queste alla filigrana.
Le società, daa ultimo, hanno spostato il lavoro dall'uomo alle persone giuridiche.
Una progressiva virtualizzazione che ha trasmutato la vita dal reale al virtuale ed in questo passaggio, l'uomo, da creatore, mi pare sia diventato suddito.
Una crisi economica, le cui cause ed origini sono così astruse da non essere comprensibili per i più, nata e sviluppata nei più alti livelli del mondo virtuale, ha scaricato la sua devastante forza sul mondo reale.
Al di là dei capri sacrificali offerti in espiazione dai signori virtuali, non ci è possibile attribuire responsabilità ai livelli naturali (forse perchè responsabili naturali non ci sono).
Com'è possibile che pur avendo le conoscenze e le capacità per nutrire e guarire la gente, per ragioni politico-economiche, migliaia di uomini ogni giorno muoiono.
E, suprema delle malvagie alchimie, al fine di non turbare coscienze (ormai peraltro già assopite) ecco che il problema è virtualizzato e trasferito ad un'ontologia, la FAO che, poco o niente fa nel concreto, salvo sollevare responsabilità.
Mi pare evidente lo scollamento tra virtuale e reale; è come se, una trasmutazione dopo l'altra, questo mondo abbia dimenticato l'obiettivo originario che lo determinò.
Ormai il virtuale si preoccupa solo di alimentare se stesso ed il mondo naturale è lo strumento, piegato a questo fine, con cui produrre la linfa vitale che alimenta il virtuale: il denaro.
Non sono così utopista da immaginare ed auspicare un ritorno al passato, che esso oltre che irrealizzabile, non sarebbe di alcuna utilità.
Nè penso che il mondo virtuale sia male.
Penso però che le leggi che governano tale mondo debbano essere orientate secondo le più elementari leggi naturali, ripristinando gli originari fini.
Tornando dunque alla domanda che mi sono posto all'inizio del ragionamento, per me il vero uomo è l'uomo naturale, inteso come parte della natura, consapevole di questa condizione e, dunque, in armonia con essa: libero dalle trappole virtuali.
Occorre riconoscere il vitello d'oro che fu costruito e che ora si alimenta, come un vampiro, succhiando le energie vitali.
Occorre abbatterlo e ripristinare le Leggi divine, le uniche giuste.
L'uomo autentico è colui che riconosce e segue le leggi naturali, recuperando così se stesso, e rendendosi così, di nuovo, libero.

3 commenti:

AngeloFrillici ha detto...

Ascolta Senofane centenario di anni,
ramingo cantore stanco di versdi infiniti,
ascolta la sua voce che muore.
Nessun uomo consce nè mai conoscerà il vero
intorno agli dei e alle cose nascoste.
E se anche qualcuno riuscisse ad aprire la porta segreta del cielo,
a stracciare ogni pietoso velo,
neppure lui lo saprebbe.
Di tutto vi è solo opinione.
Senofane

Anonimo ha detto...

Dopo tutto aver letto e di ragionare aver tentato, arresa, alla fine ho così pensato: se tutto questo occorre per esser recuperato/a, l'intera vita che mi è data bastare non mi potrà; per sentirmi libera davvero non c'è modo, imprigionata in questa cruda, fredda e spietata "umanità"; diventare, per incanto, bambini ancora un dì, allora sì..liberi diventare, tornare, si potrà. E',questa, per me, l'unica possibilità...E un angelo per ciascuno, poi, ci sarà!!??!!! a proteggerci nella nostra troppa libertà.
Ora, di notte, non so, ma scrivere un po' mi fa assaporare qualcosa che assomiglia a libertà...
..Notte!

Stefano Pasquini ha detto...

Libertà...
Parola abusata e sfuggente, perchè qualsiasi definizione la ingabbia e la nega. Forse essere liberi vuol dire non cercarla, sicuramente è libero chi non ne sente il bisogno.