
A Lilliput gli abitanti non sanno di essere piccoli e pensano invece di essere i più grandi del creato.
A Lilliput gli abitanti vedono il monte e pensano che il monte veda ciascuno di loro e sappia e conosca le vicende di ciascuno di loro e debba adoperarsi affinchè tutto proceda per il meglio.
A Lilliput gli abitanti pensano che il cielo sia grande come le loro tasche e che il turchino, le stelle coi pianeti e la stessa terra che calpestano siano la fodera delle loro tasche.
A Lilliput hanno pensato di ricordare al monte che esso è loro soggetto, ed allora hanno spogliato un’intera collina di tutto ciò che di verde c’era, con il legname di un immenso albero che cresceva sulla collina hanno costruito un immenso palo aguzzo, il palo è stato profondamente e saldamente infisso nel terreno.
A Lilliput le nuvole, che stanno nelle tasche degli abitanti, ora s’impigliano sulla aguzza punta dell’enorme palo che è stato infisso nella brulla collina.
La nuvola, quando s’impiglia si disfa in mille filacci che gli abitanti di Lilliput raccolgono in enormi matasse con le quali tessono le fodere delle loro tasche.
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