LONDRA, MERCOLEDI' ORE 21:00
Stanza d'albergo illuminata dal debole chiarore di un monitor, lo schermo visualizza il sito del Ministero delle infrastrutture e Trasporti, sezione scioperi. Giovedì, settore aereo, modalità 8 ore dalle 10:00 alle 18:00.
Mi agito, controllo il biglietto, mi becco in pieno lo sciopero, lieve e sommessa imprecazione. Consulto l'orario, c'è un volo che arriva prima dello sciopero, ma parte alle 6:30. Breve dilemma interiore, prevale la voglia di tornare a casa, chiamo la compagnia aerea, pago la tassa e sposto il biglietto.
LONDRA, GIOVEDI' ORE 4:00
Stanza d'albergo, bagno illuminato da luce verdastra di lampade a basso consumo, nuvola di vapore condensato sullo specchio.
Ho due occhiaie da fare invidia a Dracula quando è a digiuno, ma corro, salto la colazione che è troppo presto. Arrivo all'aeroporto e con grande sorpresa trovo una fila di zombie al check-in, vado ai controlli di polizia, identica fila, finalmente accedo alla mitica area dei duty free. Provo a fare colazione, nuova fila per entrare. Inghiotto schifezze e mi ustiono le tonsille con un caffè espresso da mezzo litro. Corro al gate e mi metto in fila con gli zombie.
FORLI', GIOVEDI' ORE 9:00
Paesaggio nuvoloso e brumoso, freddino.
Atterrato ! Fila per scendere, autobus, vado a ritirare i bagagli. C'è una squadra inglese femminile di scherma, dopo due ore di volo, perfettamente sincronizzate vanno tutte al bagno. Intanto sul nastro arrivano i bagagli; sciabole e fioretti sono custoditi in contenitori stretti e lunghi che, sul nastro, visto che le legittime proprietarie essendo altrove impegnate non li ritirano, si incastrano al primo giro. Il nastro inesorabile non si ferma e continua a vomitare bagagli che alimentano un mostruoso groviglio. Finalmente tornano in massa le moschettiere e d'impeto si gettano sui bagagli ammonticchiati. Vuoi per cavalleria, vuoi per pigrizia, mi siedo paziente ed aspetto che la ressa si sfoltisca. Aspetto, aspetto, finchè con disappunto noto che il nastro è stato pulito e non c'è rimasto neppure il mio bagaglio.
Vagamente contrariato, esco e chiedo dove devo andare per denunciare lo smarrimento. Per strada chiedo informazioni per il treno e con crescente disappunto vengo informato che c'è sciopero dei treni fino alle 13:00. Decido di noleggiare una macchina, ma l'idea non è originale ed è rimasta solo una utilitaria color verde muffa; la prendo.
FORLI', GIOVEDI' ORE 11:00
Parcheggio aeroporto, nuvoloso, brumoso, freddo.
Mi incastro nella macchinina, metto in moto, mi sintonizzo su onda verde e parto verso casa. Dice il CIS viaggiare sicuri che la A14 è bloccata prima di Fano, non dice nulla per la E75, scelgo quest'ultimo itinerario. Inizio a salire verso il Verghereto, le nuvole da scure diventano bianche ed è sempre più freddo. Salgo ancora, qualche fiocchetto di neve nell'aria, mi viene un dubbio, accosto, apro il bagagliaio e scopro che non ci sono le catene da neve.
Continuo, adesso nevica, ma non attacca, vedo un cartello: "obbligo di catene a bordo".
All'uscita di una galleria c'è un posto di blocco, si controllano le catene, io riesco a nascondermi dietro ad un TIR e proseguo sempre più solo, sempre più agitato, sempre più nella neve.
Alla folle velocità di 30 Km/ora raggiungo il valico, grande sospiro di sollievo, è noto che un corpo per effetto della forza di gravità in discesa viaggia anche se non ha le catene.
A destra vedo un'area di sosta e la mia vescica si ricorda che da oltre otto ore non è stata ancora vuotata, mi fermo.
VERGHERETO, GIOVEDI' ORE 14:00
Area di sosta, nuvoloso e neve.
Mentre rifletto quanto siano elementari i piaceri che possono rendere felice un uomo, risalgo nella macchinina, mi lego ben benino, avvio il tergicristallo ed un botto fortissimo mi squote brutalmente. Esco nella neve e scopro una macchnina bianca che inopinatamente ha parcheggiato nel mio sportello destro. Con cautela mi avvicino e, attraverso lo strato di ghiaccio che copre il parabrezza appannato, vedo due grandi occhiali rettangolari neri che incorniciano due occhi spalancati che mi fissano privi di una significativa espressione raziocinante. Mi avvicino al finestrino che si apre lentamente e dalla fessura a tutto volume esce una voce nasale e ritmata che con le "e" chiuse recita il rosario di "Radio Maria".
Finalmente metto a fuoco due monache intabarrate di nero, circondate da santini e fagotti, che in romagnolo farfugliano "Gesù, Maria !".
Dopo un'ora ho completato il CID, ho fatto le foto col telefonino che squilla insistentemente ed al quale mi ostino a non rispondere. Mi rimetto in marcia, il telefonino suona, non ho l'auricolare e, vista la giornata, voglio evitare altri guai.
Mi fermo ad un area di sosta in pianura, dopo che la neve è stata sostituita da una pioggerellina funerea come il mio umore.
Rispondo, è il mio socio, ometto il racconto delle mie vicissitudini e lui, lapidario, mi dice: "Ieri notte sono entrati i ladri in ufficio, non hanno rubato niente, salvo il vestito nuovo che avevi ritirato dal negozio ed avevi lasciato in ufficio".
Riattacco senza commentare, stacco la batteria del telefonino e proseguo.
CASA, GIOVEDI' ORE 19:00
Atrio di casa, fuori è buio e freddo, dentro c'è una calda luce gialla ed è caldo.
Con le spalle curve, senza bagagli, entro in silenzio, moglie e figli mi guardano muti. Tacendo vado in camera da letto, mi spoglio, infilo il pigiama, entro nel letto e chiudo la luce.
Come disse qualcuno, domani sarà un altro giorno.
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