18.9.06

Pulvis

La polvere è figlia del tempo.
Ogni giorno lui, il padre, erode persone e cose e lei, la figlia,
inquieta vaga, sospinta anche dal più misero sospiro.
Silenziosa e capricciosa, invisibile, penetra ovunque e, quando il
soffio motore finalmente cessa, si ferma in attesa di nuovi venti.
E' così che lei, la polvere, è pure testimone dell'assenza di
movimenti; nella quiete, impercettibilmente, essa, giorno dopo
giorno, sedimenta, acquista consistenza, si manifesta a danno di ciò
che copre.
Guardo dal vetro impolverato di una finestra e le cose perdono il
loro contorno, i colori sfumano, la luce affievolisce.
Chi, immobile, abita nella stanza non si accorge della metamorfosi e,
piano piano, vede un paesaggio non più reale, che, suo malgrado, è
mutato e non corrisponde più all'immagine sbiadita del ricordo.
Il tempo non erode solo ciò che è fisico, anche l'anima è preda di
Kronos; così, se le stanze dell'anima non vengono vissute, piano
piano, vengono coperte dalla polvere che scende silenziosa come la neve.
La consuetudine, l'abitudine, la distrazione, la pigrizia, la
superficialità, il silenzio lasciano chiuse quelle stanze, le
finestre diventano opache ed allora avviene la sostituzione del reale
col ricordo.
Ci si illude di vedere e si confonde la luna con il sole.
E quando si scatena una tempesta, questa arriva improvvisa,
inspiegabile, che dal vetro non era possibile prevederla ed ecco che
le folate di vento sempre più forti spalancano la finestra, la
polvere turbata si rimescola in vortici bianchi e fugge nuovamente.
Tentando di richiudere l'imposta, ci si accosta alla finestra e lo
sguardo contempla la cruda realtà esterna.
Che cambiamento !
Come può essere tutto accaduto così all'improvviso ?
Perchè ?
Per quale causa ?

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